Chiesa parrocchiale Mater Romaniae di Motta Filocastro

Origini della Chiesa
La chiesa Mater Romaniae in pieno centro storico a Motta Filocastro è situata su una cuspide rocciosa ed è composta da due parti distintive: il campanile e la chiesa stessa. La prima notizia documentata sulla sua esistenza proviene dallo storico Francesco Adilardi, che fa riferimento a una bolla datata 18 maggio 1594 proveniente dalla curia vescovile e indirizzata a Tiberio Braghò, che viene definito arciprete di questa chiesa. Adilardi afferma che la chiesa è parrocchiale e che è governata da due parroci, titolati arcipreti a partire dal 1766, poiché il terzo parroco fu trasferito nella Marina di Nicotera nel 1766.

Nel 1704, durante una visita pastorale, si fa riferimento a una tradizione secondo cui, a sinistra della chiesa, nel luogo dove un tempo sorgeva l’altare dedicato alla titolare, era stata trovata un’immagine miracolosa della Beata Vergine Maria con il bambino Gesù dipinta sul muro. Questa immagine miracolosa è stata la base per l’intitolazione della chiesa parrocchiale.

La chiesa fu consacrata da un sacerdote di nome Franco l’8 maggio 1747, subì rifacimenti dopo il 1783 e, più recentemente, è stata migliorata grazie agli sforzi degli attuali arcipreti Michelangelo Corso e Giuseppe Barletta. Nel 1690, nella chiesa erano attive le confraternite del Santissimo Sacramento e del Rosario, e si sa che la confraternita del Santissimo Sacramento esisteva ancora nel 1619, come attestato dalle visite pastorali.

Nel dicembre 1615, padre Francesco Russo fa riferimento alla chiesa in una registrazione presente negli archivi del Vaticano, specificamente nel Regesto per la Calabria.

Struttura della Chiesa
La chiesa presenta due navate di forma irregolare e si conclude con un abside. La facciata principale è particolarmente ricca di rilievi e parti decorative in pietra, rappresentando un raro esempio di facciata tardo rinascimentale meridionale-calabrese. Le facciate laterali, sebbene di minore importanza, offrono comunque suggestivi volumi e un’interessante disposizione della chiesa. Le pareti interne delle navate sono adornate da un cornicione marcapiano con stucchi e fregi. Oltre all’altare maggiore, sono presenti quattro altari secondari, anch’essi realizzati con stucchi e finti marmi. Nella navata laterale si trova un importante ciborio marmoreo di scuola cinquecentesca.

Per quanto riguarda le coperture, il tetto è a tre falde e ricoperto di tegole. La struttura interna è costituita da capriate in legno. Gli elementi decorativi includono un altare principale in stile barocco con decorazioni in finto marmo e marmi policromi, che ospita la rara statua della Madonna di Romania, un esempio di Vergine Nera. Le due navate sono abbellite da fregi e stucchi.

Le fondazioni sono realizzate in muratura tradizionale e poggiano direttamente sulla roccia. La struttura è in muratura tradizionale, collegata lateralmente da catene metalliche e fasce strutturali in carbonio. All’interno della chiesa, la presenza di due navate è evidente. La navata principale è alta e spaziosa, mentre quella laterale è più bassa e presenta tre volte a crociera.

Il pavimento è stato rifatto durante l’ultimo restauro, con l’utilizzo di piastrelle di cotto simili a quelle ritrovate durante i lavori di restauro. La pianta della chiesa è irregolare, con le due navate. Quella principale è più alta e presenta una controssoffittatura in stile liberty in lamierino. Sono presenti anche tre altari laterali devozionali, oltre all’altare principale in stile barocco dedicato alla Madonna di Romania.

Durante l’ultimo restauro è emersa una significativa testimonianza di architettura normanna preesistente nella parete tra le due navate, dove sono visibili l’imposta e l’arco in pietra arenaria. Questo rappresenta un importante elemento di continuità storica nella storia della chiesa di Motta Filocastro.
La chiesa parrocchiale di Motta Filocastro è stata costruita su un monte a 362 metri sul livello del mare, in un villaggio adatto alla difesa, da cui il significato di “Motta” (luogo fortificato) e “Filocastro” (amore per il castello). È probabile che durante la sua costruzione siano state incorporate strutture medievali. La chiesa è legata alla storia del borgo, che ha avuto un ruolo importante nella geografia politica feudale e ha conservato la sua importanza fino al 1800. L’edificio attuale è stato costruito tra il 1628 e il 1748 in stile barocco.
Durante i lavori di restauro svolti nel 2012, è stato rinvenuto un reperto in pietra arenaria che costituiva il piedritto e l’imposta di un arco acuto. Questo reperto testimonia l’esistenza di una struttura medievale importante che faceva parte del borgo, circondato da dodici torri, voluto dal conte Ruggero d’Altavilla, fondatore della città normanna.
I lavori di restauro dell’intero edificio sono iniziati nel 2012 e sono stati completati nel 2015. Questi interventi hanno riguardato il consolidamento e il recupero dell’intera struttura, garantendo la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico della chiesa di Motta Filocastro.

Oggetti all’interno della Chiesa

Nel corso degli anni 30, il rinomato storico dell’arte Alfonso Frangipane visitò la chiesa parrocchiale di Motta Filocastro, riportando le sue osservazioni nell’appendice del suo famoso “Inventario degli oggetti d’arte d’Italia”. Durante la visita, Frangipane ebbe modo di esaminare diverse opere d’arte presenti nella chiesa, tra cui argenterie, paramenti sacri e sculture in legno.

Tra le argenterie conservate negli armadi della sagrestia, spiccava una Croce Processionale realizzata con lamine d’argento lavorate a sbalzo e cesello, e parzialmente dorata. I bracci sagomati della croce presentavano sporgenze e estremità quadrilobe, con il braccio verticale che misurava 0,51 metri di lunghezza e quello orizzontale 0,40 metri. La Croce era decorata in modo elaborato su entrambe le facce e nello spessore, seguendo lo stile tipico delle croci abruzzesi, ben noto anche in Calabria. Sul lato destro della croce, si trovava la figura a tutto rilievo del Cristo, alta 0,15 metri, modellata con forme arcaizzanti e priva della testa, con un braccio staccato e separata dalla croce stessa. Purtroppo, lo stato complessivo di conservazione della Croce lasciava molto a desiderare. Alle estremità dei bracci tribolati, erano presenti altorilievi raffiguranti, nella parte superiore, un angelo, a destra San Giovanni e a sinistra la Santa Madre, mentre nella parte inferiore sporgeva un teschio su cui era incisa una cartella con le lettere “ADAM” in caratteri medievali. Sul rovescio, in uno stato di conservazione migliore, erano visibili, anche in alto rilievo, i simboli degli Evangelisti, con l’aquila in alto, il bue a destra, il leone a sinistra e l’angelo in basso, mentre al centro spiccava il Sacro Agnello, molto sporgente e dorato.
La Croce processionale (metà del XV secolo), proveniente dalla Chiesa parrocchiale Mater Romaniae in Motta Filocastro non veniva più utilizzata ed era conservata nella sagrestia, attualmente si trova nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Nicotera dove vi sono presenti anche:

  • Lapide frammentaria (XVIII secolo), in materiale lavico, proveniente dalla Chiesa parrocchiale Mater Romaniae di Motta Filocastro;
  • Lapide con epigrafe mutila (XVIII secolo), opera di una bottega calabrese, proveniente dalla Chiesa parrocchiale Mater Romaniae di Motta Filocastro.

Oltre alla Croce Processionale, Frangipane osservò anche un Calice d’argento del XVII secolo, decorato con simboli e trofei della Passione di Cristo. Il calice presentava un motivo traforato di girali secenteschi, testine di angeli alate e racemi d’uva, il tutto cesellato a sbalzo. Il nodo del calice, con fiori in rilievo, reggeva un fusto liscio e slanciato, mentre la base circolare si innalzava su tre piedi aggettanti. La particolarità di questo calice risiedeva nell’incorporazione di frammenti di smalto nella decorazione, una tecnica insolita ma affascinante.

Frangipane non mancò di notare anche i paramenti sacri custoditi nella sacrestia. In particolare, si soffermò sull’opulento pianeta, un paramento liturgico indossato dal sacerdote durante la celebrazione della messa. Il pianeta era realizzato in velluto rosso bordato d’oro e riccamente ricamato con fili d’oro e sete colorate, rappresentanti scene bibliche e motivi floreali. Il ricamo, realizzato con maestria, mostrava una grande varietà di punti, tra cui punto croce, punto catenella e punto scritto. L’opulenza e la raffinatezza di questo paramento testimoniavano la cura e l’importanza attribuita alla celebrazione dei riti religiosi nella chiesa parrocchiale di Motta Filocastro.

La visita di Alfonso Frangipane alla chiesa parrocchiale di Motta Filocastro negli anni ’30 ha permesso di documentare l’esistenza di importanti opere d’arte e manufatti liturgici di grande valore storico e artistico. Grazie ai suoi appunti e osservazioni, possiamo apprezzare la ricchezza e la maestria delle creazioni degli artigiani che hanno contribuito a decorare questa chiesa, rendendola un tesoro artistico da preservare e tramandare alle future generazione.

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