Caroni
Il paese di Caroni di Limbadi si trova in una posizione privilegiata, quasi ai piedi del Monte Poro, con una vista che spazia sulle Serre e sul Golfo di Gioia Tauro. È situato lungo la strada provinciale che collega Nicotera a Vibo Valentia, a soli 2 km da Nicotera, patria della dieta mediterranea, e a pochi chilometri da Tropea, una delle perle del Mediterraneo.
Le origini di Caroni risalgono alla fine del XV secolo e all’inizio del XVI secolo, quando sorse nelle vicinanze di un altro insediamento abitato chiamato Branconi, situato nella contrada di Caronello. Nel 1518, il Regesto Vaticano, il registro ufficiale della Segreteria della Santa Sede, registra la presenza di una chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria nel luogo di Carroni, che era rimasta senza cura a causa della morte del rettore/cappellano Bernardino Scatteretica. Si ritiene che la parrocchia originaria fosse situata a Branconi e che Caroni vi sia stata successivamente accorpata. Nel 1578, la parrocchia di Branconi viene menzionata con il titolo di “Santa Maria di Branconi e Carroni”, che nel corso degli anni subisce alcune variazioni. Attualmente, la parrocchia è intitolata alla Beata Vergine Maria.
Nell’archivio vescovile di Nicotera è conservato un documento che elenca i beni della parrocchia di Caroni, datato 1617, che conferma l’esistenza di Caroni come parrocchia separata da Branconi. Nel corso del tempo, Caroni si è sviluppata sia come centro abitato che come comunità religiosa. Sono sorte due confraternite laicali, la Confraternita del Rosario e la Confraternita del Santissimo, che si occupavano di attività educative, religiose e assistenziali. Nel 1684, furono poste le fondamenta per una chiesetta dedicata a San Giuseppe, che portò alla presenza di due chiese a Caroni: la chiesa parrocchiale e la chiesa votiva. La fusione di queste due tradizioni religiose ha portato al titolo attuale della parrocchia di Caroni, che fa riferimento alla Madonna, sebbene San Giuseppe sia riconosciuto come santo patrono.
Nel corso dei secoli, la giurisdizione parrocchiale si è estesa, e il parroco di Caroni ha esteso la sua cura pastorale anche al vicino casale di Badia fino al 1724, quando Badia divenne una parrocchia autonoma e indipendente. Nel 1783, un terremoto colpì la regione, provocando gravi danni a Caroni. L’intero abitato, con le sue umili abitazioni, fu distrutto, e nove persone, tra cui il parroco, persero la vita.
All’inizio del XIX secolo, fu costruita una nuova chiesa nella parte alta del paese. Questa chiesa, che ospitava le statue dell’Immacolata e di San Giuseppe, fu sostituita da una nuova chiesa nel 1929. I lavori per la nuova chiesa iniziarono nel 1929 e venne inaugurata il 20 agosto 1933 dal vescovo di Tropea-Nicotera, Felice Cribellati, mentre il parroco in carica era l’arciprete Pietro Loiacono.
La Chiesa di Maria Santissima Immacolata, costruita durante il periodo fascista, presenta un’unica navata illuminata da finestroni laterali. All’esterno, presenta motivi ornamentali di stile fascista, mentre all’interno si nota una linea ad arco semplice e sinuosa, creando un’architettura senza eccessi. All’interno della chiesa si trova un crocifisso ligneo in tiglio bianco, opera dell’artista Prinoth, che rappresenta un capolavoro d’arte con uno stile che combina espressività classica e linee moderne. Inoltre, ci sono due statue lignee raffiguranti l’Immacolata e San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio, quest’ultima opera del De Lorenzo e datata 1819. Alcuni oggetti della vecchia chiesa sono ancora conservati, tra cui una croce in ferro battuto, la vasca dell’acqua santa e due quadri in tela che sono custoditi presso il museo d’arte sacra di Nicotera. Uno dei quadri risale alla scuola fiorentina del 1650, mentre l’altro, opera del Russo, è datato tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo.
La storia di Caroni è ricca di eventi significativi, dalla separazione da Branconi alla crescita della comunità religiosa, fino alla costruzione delle chiese e agli avvenimenti che hanno segnato la vita del paese nel corso dei secoli.
Caroni tra Artigiano e Industrie
Caroni è ricordato per essere un paese dei “bumbuli” (brocche di argilla), dei battitori delle olive (rimazzaturi) e dei potatori degli ulivi (putaturi). Ma soprattutto, è conosciuto come un paese industrializzato per quei tempi, grazie alla presenza di frantoi (trappitu), mulini (mulinu), attività di estrazione della calce di cava (scaru) e imprese di costruzioni.
I “bumbuli” erano brocche di argilla utilizzate per conservare e trasportare l’olio d’oliva. I battitori delle olive, noti come “rimazzaturi”, erano responsabili di battere le olive dagli alberi durante la raccolta. I “putaturi” erano gli esperti potatori degli ulivi, che si occupavano della potatura e della cura degli alberi.
La presenza di frantoi (trappitu) e mulini (mulinu) indicava l’importanza dell’industria olearia e della produzione di farina nel paese. I frantoi erano utilizzati per la spremitura delle olive e l’estrazione dell’olio di oliva, mentre i mulini macinavano il grano per ottenere la farina.
L’estrazione della calce di cava (scaru) rappresentava un’altra attività industriale significativa a Caroni. La calce di cava veniva estratta dalle cave locali e utilizzata in diversi settori, come l’edilizia e la produzione di materiali da costruzione.